Edoardo
De Candia

AMO. ODIO. ORO

 
Edoardo de Candia

"Nascondeva, da adolescente, le sue carenze affettive in fondo all’orto di casa, acquattato fra verdure e detriti, immobile per ore con le galline intorno che gli beccavano di certo l’anima.
Alto magro scapigliato: in pantaloni e maglione, girovagava poi confusamente in città, nottate intere. A me chiedeva che gli parlassi di Rimbaud e di Nietzsche, di poesia e del mondo, e s’aggrappava ostinato a chi mostrasse di seguirlo in estenuanti fabulii di vita e d’arte.
Non sapeva nulla di Dino Campana quando espatriò col solo bagaglio d’una spavalda innocenza e si fece braccare tra Inghilterra ed Austria.
Ce lo ritrovammo accanto un giorno d’estate: cresciuto, imbiondito, un efebo di bronzo liquido, con un palmo di bacchette e una camicia aerea, inutile. Camminava interminabilmente a piedi, giungeva al mare e s’inchiodava a uno scoglio, o da lontano era spesso segnalata la sua sagoma nuda in balenanti tuffi.
E sino ad oggi così: una leggenda che la “provincia” si rifiuta però di celebrare, preferendo avvilirla nella cronache delle questure e dei referti medici. Egli ha un sorriso eretico sulla bocca, la sua mite difesa. Ma è troppo difficile capire un’eresia che non aggredisce, che si consuma in bossoli di dolcezza. Non la si perdona."

Vittorio Pagano, 1965

La Mostra

AMO. ODIO. ORO

 

Con questa mostra De Candia diventa, finalmente, oggetto di studio, attraverso una selezione ragionata di oltre cento opere, molte delle quali inedite, appartenenti a collezioni private, che ne ripercorrono la vicenda creativa attraverso uno sguardo trasversale idealmente connesso con tre grandi aree di pensiero, denominate come i tre sottotitoli: Amo, Odio, Oro.

Così la mostra è anche l'occasione per una ricostruzione della vicenda creativa, densa di connessioni e prospettive, anche evidenti e ciononostante sempre trascurate dal mondo della critica, fatta eccezione per alcuni interventi. C'è il corpo, nella sua dimensione erotica ed eretica, in quel Amo, l'opulenza delle donne che vivono spazi di pensiero senza fondali, senza prospettive, senza contesti. Si muovono, sinuose, con i loro corpi pieni di vita e voluttuosa magnificenza. C'è il mistero, le contraddizioni del presente, l'urbanizzazione selvaggia e i segni rigonfi di pathos e dramma, nell'Odio. Ci sono i toni forti ed esasperati della luce, in quei paesaggi che compongono una geografia dell'Oro. C'è Edoardo De Candia, tutto il suo mondo, in queste tre sezioni ideali di una mostra che vuole avviare una riflessione di carattere storiografico su un nome troppo spesso travisato.

La retrospettiva, allestita nel Complesso Monumentale di San Francesco Della Scarpa, a Lecce, è promossa e finanziata dalla Regione Puglia (Fondo Speciale per la Cultura e il Patrimonio culturale), in collaborazione con la Provincia di Lecce, il Teatro Pubblico Pugliese, l’Istituto di Culture Mediterranee, il Museo Sigismondo Castromediano.

Edoardo De Candia - Amo.Odio.Oro
Edoardo De Candia - Amo.Odio.Oro
Edoardo De Candia - Amo.Odio.Oro

MOSTRA E CATALOGO A CURA DI
Lorenzo Madaro e Brizia Minerva

PROGETTO ALLESTIMENTO MOSTRA
Francesco Maggiore
Efrem Barrotta

COORDINAMENTO E LOGISTICA
Sergio Quarta (BigSur)

PROGETTO GRAFICO E IMPAGINAZIONE
BigSur

WEB DESIGN
Amir Simone Tarighinejad (BigSur)

ATTIVITÀ COLLATERALI
Inseguimento a cura di Mauro Marino (Fondo Verri)

SEGRETERIA E COORDINAMENTO AMMINISTRATIVO
Marcella Nuzzo

UFFICIO STAMPA
Alessandra Caiulo

CAMPAGNA FOTOGRAFICA
Oronzo e Pierpaolo Fari

FOTO D’ARCHIVIO
Fernando Bevilacqua
Maurizio Buttazzo
Marcello D’Andrea
Toni D’Andrea
Tutti i diritti riservati

San Francesco
della Scarpa

Nel centro del tessuto urbano
della città che lo ha amato e odiato.

 
La mostra - San Francesco della Scarpa

La retrospettiva Edoardo De Candia. Amo.Odio.Oro è allestita all’interno della Chiesa di San Francesco della Scarpa e il complesso conventuale cui è annessa, un luogo denso di storia e significati.
Questo spazio, posto al centro del tessuto urbano di Lecce barocca, ha il valore di restituire idealmente alla città che lo ha amato e odiato, la storia e la memoria di un artista così complesso ed estremo.

La prima fondazione della chiesa è legata al leggendario passaggio di San Francesco quando, reduce dalla Siria, approdò a Otranto e da qui giunse a Lecce per visitare i suoi frati, nel XIII secolo. Da allora ha attraversato tutta la storia della città.
Sulla stessa area, attigua alla cappella di San Giuliano, donata dalla Famiglia Guarini ai frati, venne realizzata a partire dal 1219 la prima chiesa minoritica presso la quale qualche anno dopo (1273) fu costruito il convento francescano. In questo stesso luogo San Francesco, secondo diverse narrazioni storiche, vi piantò un albero di arancio la cui resistenza plurisecolare destava meraviglia pari alla credenza che i frutti producessero portentose guarigioni. La data e l’evento sono ricordati in una iscrizione visibile nella sagrestia di fronte all’oratorio.
Della chiesa duecentesca non rimane quasi nulla, a parte una bifora.
La nuova chiesa tenuta dai francescani conventuali detti della scarpa, per distinguerli dagli osservanti, aveva perduto già nel corso del Cinquecento l’originario aspetto gotico. È in questo secolo che viene ornata di altari e arredi. Al 1518 risale il monumento sepolcrale del predicatore Roberto Caracciolo, morto nel 1495. Nel 1633 viene affrescata la cappella dell’oratorio, dove si vuole dimorò San Francesco d’Assisi, con episodi della vita del Santo. Nel Settecento la chiesa viene modificata in chiave barocca. Il passaggio di chiesa e convento ai Gesuiti darà dà vita a una delle più avanzate istituzioni culturali del Regno con la prima quadreria pubblica del Salento, una raccolta archeologica di vasi dell’antica Rudiae, biblioteca e gabinetti scientifici con diversi e preziosi strumenti elettrici. Sull’altare maggiore viene sistemata una grande statua in cartapesta di San Giuseppe, opera di Oronzo Greco.
Vengono annesse le cattedre di Diritto civile e penale, di Medicina legale, Fisiologia e Anatomia. Nuovi ampliamenti della struttura e dell’isolato circostante hanno portato poi all’attuale assetto della piazzetta degli studi, con facciata realizzata ad imitazione di un tempio dorico.
Dopo l’espulsione dei gesuiti dalla Città, il convitto divenne nazionale con il nome di Liceo ginnasiale “Giuseppe Palmieri”. La chiesa di San Francesco subisce un’ulteriore trasformazione con l’abbattimento di tre cappelle per dare spazio al porticato antistante.

Tickets

AMO. ODIO. ORO

 

DATA
10 luglio - 30 settembre 2017
La mostra è prorogata fino al 30 novembre

LOCATION
Complesso museale di San Francesco della Scarpa
Lecce (LE)

ORARI
Aperto tutti i giorni
dalle ore 10.00 alle ore 12.30
e dalle ore 17.00 alle ore 21.00

INFO
mob. (+39)347.1040009
info@edoardodecandia.it


BIGLIETTI

INTERO: 3€
RIDOTTO: 2€
per gruppi composti da almeno 10 persone, scolaresche, soci FAI, soci COOP

GRATUITO:
Minori di 14 anni in visita con i genitori, disabili e un accompagnatore, guida turistica con patentino (con gruppo), giornalisti accreditati

Dove siamo

San Francesco della Scarpa - Lecce

 
Credits